LETTORI FISSI

giovedì 14 marzo 2024

COPPIE










Su un filo, alte da terra, qualcuno osserva.
Due tortore dal collare scuro, tubano liete. La coppia è grigia ma serena e consolidata. 
E scuotono il capo, guardando distanti
colori accesi, speranze e disinganni. 
*
Ha festeggiato a lungo un palloncino rosso 
volando a zig zag,  schiavo del caso, s'è afflosciato
come un grande cuore stanco
nell'acqua grigia e torbida d'un solco arato.
*
Fiuta carezze un cane
al centro della strada, ostinato aspetta.
Ogni giorno la solitudine dai capelli bianchi
passa, si ferma e generosa dona affetto
meditando sapide verità che sparpaglia
tra sguardi indifferenti, schizzi di fango
e crocchette.
 

Digiuno uditivo



Il digiuno uditivo
non è servito a nulla
di colpo il silenzio pesa
il cellulare lampeggia 
vibrando insofferenza
ma soffoco d'orgoglio.
Pensieri nuovi 
si rifugiano nella lingua.
La notte è rinchiusa
in un digrignare di denti 
Sono sola, forse mi manchi.
Una pastiglia bianca stritola
la memoria che ruota
ho un gesto deciso
la luce s’accende
vola, prende di mira i neuroni
nutre i più fragili, li unisce
in un nuovo rifiuto.
Come il sole d’inverno
diafana e vuota
utile al nuovo
innamorata d’ansia
patteggio tonalità
grigie nel cuore
e sul tuo volto.

lunedì 15 gennaio 2024

Fastidi...



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Quando l'indifferenza altrui non ci ferisce più

ed è sentita solo come un piccolo fastidio

ci si accorge che il tempo

ha compiuto il suo lavoro di terribile pulizia...

domenica 14 gennaio 2024

SPOGLIATI

 








Spogliati tutta,

mostrami serena

le rughe

le piaghe,

non temere

sono come te

ferito

spaventato dalla vita.

Strappa con rabbia

i veli orientali adornanti

quelle maschere di ghiaccio

che occultano lividi,

mostrati fiera

nei tuoi lineamenti.

Quando sarai spoglia,

come un albero d’autunno

e solo quando sarai nuda

indifesa come un neonato,

ti mostrerò le mie ricchezze

custodite in un forziere

di vetro sottile.

Ti donerò sincero

la mia fragilità

le mie insicurezze

le paure ancestrali

le impurità nascoste,

ti porgerò poi,

in un vassoio

di rose bianche,

la verginità della mia anima


    Che Guevara

      


 


giovedì 4 gennaio 2024

PERDONARE PER VIVERE MEGLIO?





PERDONARE PER VIVERE MEGLIO?
Non è facile da attuare, ma è l’unica strada che ci permette di ritrovare l’armonia interiore. Abbiamo sperimentato tutti, nei rapporti conflittuali, quanta sofferenza sentiamo assieme alla rabbia corrosiva che davvero riesce a torcere i nostri poveri visceri. Ma prima dobbiamo riuscire ad accettare e vincere la lotta con il nostro orgoglio che vuole dettare la correttezza dei nostri comportamenti.
Il perdono così spontaneo quando si è bambini, così difficile da adulti. Percepito da chi non lo usa come una umiliazione, un dichiararsi inferiore a chi ci ha offeso. E’ l’ego che dirige i nostri atteggiamenti, infarciti sempre di vanagloria. Invece basterebbe riflettere per capire che tra l’angosciosa rabbia che ci pervade quando siamo offesi, e la pace interiore nel sentirsi più buoni con riflessi soprattutto sulla nostra salute, conviene sempre utilizzare quest’ultima soluzione. Pensiamo solo agli effetti negativi di chi cova rancore: pressione che si alza, aritmie cardiache e infarti, insonnia e spesso ossessioni. Il perdono annulla tutti questi disturbi donando di nuovo energie benefiche.
Il perdono vero, non è compreso in quella frase che si sente spesso: io perdono, ma non dimentico. Infatti la prerogativa del vero perdono, è la dimenticanza dell’episodio e di chi ci ha ferito. Come se nulla fosse successo, come se il nostro feritore non fosse mai esistito. E ricordandolo si riesce a vederlo sotto un’altra luce, a capirne le ragioni, e ad avere compassione. Il perdono è da sempre una delle condizioni che portano verso il trascendente, come consigliato da tutte le più illuminate religioni, il cristianesimo con gli insegnamenti di Gesù in testa. 
C’è anche che lo ritiene non consigliabile,  sottovalutando il suo effetto: F. Nietzsche  lo riteneva una caratteristica delle persone deboli, Freud  dannoso per l’autostima, Schopenhauer  un disconoscimento di esperienze già fatte.
Per attuare il perdono c’è la condizione primaria di perdonare prima di tutto se stessi.  Quando capiremo che come esseri umani siamo imperfetti, al di là di ogni nostra volontà, riusciremo anche a comprendere le ragioni altrui. Nel perdono, si cede qualcosa “per-dono” si dona la nostra compassione agli altri, ma prima lo dobbiamo a noi. A volte servono anni di elaborazione, ma quando giunge, allora si sperimenta la gioia di vivere.
Una delle tecniche per arrivare prima ad usarlo, è quello di scrivere  la rabbia provata, in una lettera che non sarà mai spedita al nostro offensore, e di scriverci  dal suo punto di vista la risposta che vorremmo sentire davvero. È  così che si mette in moto una di quelle misteriose capacità della nostra esistenza. Si dice che pensare in positivo attivi il cervello a mandare onde che saranno percepite anche a distanza, da chi è coinvolto. Io credo sia vero. Ho constatato di persona il ribaltamento  improvviso di situazioni senza soluzione.
 Un’altra meno usata ma di una efficacia superiore è quella di appartarci nella nostra interiorità e di pregare il nostro Dio, qualunque sia la convinzione religiosa. Il suono ripetitivo della preghiera, calma e produce le onde theta, quelle del benessere interiore, del rilassamento mentale e della guarigione spontanea. Un’altra ancora, è quella di capire che il nostro Dio vuole dirci qualcosa attraverso il nemico, vuole mostrarci ciò che dobbiamo cambiare della nostra esistenza, in continuo divenire.
6/9/2012