Appoggio la schiena alla parete grigia
d’un
lettino asettico
respinta
dalle tue mani
che
premono sul mio petto
lasciando
impronte profonde, togliendomi il fiato.
Cerchi
la vena da succhiare
procuri
tremiti che annullano raziocinio e volontà
le mie
braccia assenti avvolgono l’oltre
mentre
le tue dita scivolano bollenti
indugiano
nei pressi di un ombelico contorto
residuo
d’altri mondi.
I
battiti nel groviglio d’attese, aumentano
la mente
segue un volo imperfetto
mentre io
intuisco la fame del lupo.
Poesia e
pensiero si contrappongono
nemici
da sempre…
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