Anna si svegliò di colpo. Un
calpestio di passi arrivò alla sua parte
sempre vigile; le persone quando invecchiano hanno il sonno leggero. Anna aveva
i capelli ricci e ormai sfumati di grigio. -Pellicano riccio-, la canzonava suo
figlio.
È un uccello grande il
pellicano, previdente, e secondo una leggenda generoso al punto di squarciarsi il petto per nutrire col proprio
sangue i piccoli in carenza di cibo. Elegante solo in volo verso mete lontane.
Considerata l’ età non più giovane in contrasto con l’ aspetto ancora
affascinante, il suo carattere e l’
amore incondizionato verso suo figlio, era un nomignolo perfetto.
Udì sorpresa e con un guizzo di paura, rinchiudersi la porta di casa, e il familiare e festoso mugolare di benvenuto
della sua cagnolina. Si alzò senza fare rumore, afferrò una coperta, e senza
infilare le ciabatte – tanto aveva i calzettoni di lana- scese le scale. Dal
lucernario la luna rischiarava la scala e il salotto. C’ era una grande ombra
in piedi, davanti al divano con accanto la cagnolina intenta ad annusarla. La
piccola coda sferzava l’ aria, rumorosa come lo sbattere di un tovagliolo
quando lo si libera dalle briciole…
*
Qualche ora prima, Anna aveva
passeggiato solitaria nel sentiero dietro la casa, ai margini del bosco. Il
cielo era grigio. Il freddo pungente e le piccole punture degli aghi del
nevischio la rendevano dolorosamente viva. Le bacche della rosa canina stavano
cambiando colore; il colore del freddo, rosso scuro che virava al marrone. Lo
stesso delle prime macchie della vecchiaia sulla pelle.
Era la vigilia di Natale, -una
ricorrenza travisata- pensò rassegnata. Natale, la nascita di un bambino, puro
amore incarnato… o forse è una leggenda? Poi si ricordò quando da piccola
attendeva i doni: l’ attesa gioiosa, la pace e il gioco. Ecco per i bambini è
solo quello il significato. Invece gli adulti pragmatici, ormai non sentono più
l’ atmosfera di pace; forse solo i genitori riescono a percepirla ancora, come riflesso della gioia, della aspettativa dei
piccoli… Ma pochi si fermano a riflettere sul profondo significato del Natale:
qualcuno nato per insegnare i segreti della pacifica convivenza fra uomini,
ucciso da chi non voleva cambiare. Qualcuno contestato ancora oggi. Però anche ammettendo che tutto sia solo una leggenda, il bisogno di non crederci
soli, di sapere che qualcosa ci attende oltre il ciclo della vita, della sua
perenne rinascita, è molto forte!
Si, certo, la natura la
vediamo rinascere puntuale ad ogni primavera, ma noi? A parte il tramandarsi
infinito di padre in figlio, dove finiscono i nostri pensieri, le emozioni?
Dove? Perché nel mondo prevalgono ingiustizia e cattiveria, e perché nessuno è
capace di riflettere sugli insegnamenti di quel piccolo fagottino che attirò
amore anche da adulto? … Gesù, un nome che a pronunciarlo sembra un sospiro…
Allora Anna, per la prima
volta nella sua vita, chiese qualcosa. Non a Babbo Natale perché non esiste, è
una leggenda, ma non si rivolse all’immagine dal potere assoluto in sembianze
maschili, Dio… bensì alla divinità femminile perché più vicina a lei. Rivolse una preghiera alla Madre degli
uomini, all’ essenza spirituale capace di partorire nuova vita, la Madonna… -Ti
prego Madre divina, convinci Dio a cambiare questo mondo pieno di atrocità e di
infamia, tu sai come fare, noi donne terrestri abbiamo perso la capacità di
influire sui nostri uomini… non ci ascoltano più, forse nemmeno ci vedono come
una parte necessaria. Credono di bastare a se stessi, anche per replicarsi…
*
Anna inquieta, accese la luce
e dopo il primo attimo di spavento, si sfregò gli occhi. Un uomo barbuto
perfettamente a suo agio, nella sua casa e in piena notte, le sorrideva
porgendole una busta. Indossava la divisa classica da Babbo Natale, completa di
berretto e fiocco:
-Per te, disse, in questa
lettera c’è la risposta alle tue domande-
-Aspetta, disse Anna, non
andare via, lasciami leggere.- Poi mentre apriva: -come hai fatto ad entrare,
io avevo chiuso. E adesso sono sconcertata. Tu sembri Babbo Natale: allora
esisti, ma è mai possibile? –
E premette le unghie dentro al
palmo chiuso, sentendo sorpresa il giusto dolore. Allora non era un sogno!
In un carattere grande e in
rosso, sul foglio, c’ era scritto: DOVETE REIMPARARE A SOGNARE.
-E come si fa? Disse Anna,
senza alzare il capo, rivolta a se stessa. E poi la vita è realtà.-
-Ti sbagli – disse Babbo
Natale – è l’ errore che fanno tutti gli uomini. Voi siete il duplicato, anzi
ormai la brutta copia, del Creatore. E come credi sia nato il mondo? Da un
pensiero, dalla sua emozione, dall’ alchimia di queste energie, che unendosi
hanno creato la materia. Come credi sia possibile che ci sia così tanta
cattiveria e poca bontà tra voi uomini?
Perché la scelta che molti di
voi fanno, è di pensare a cose frivole, che appagano il vostro incredibile
orgoglio, la vostra sete di perfezione, e la voglia di dominare gli altri. Voi
soffrite ancora da adulti, la mancanza dell’ amore che non riuscite più a dare
ai vostri figli, e la volete compensare con le cose. E volete di più, volete
diventare guide frivole per tutti gli altri. I vostri sogni sono solo FATTI DI
POTERE E DOMINIO. Non pensate più all’ amore, agli altri, ma solo al vostro
piccolo egoistico piacere. Avete smesso di sognare in positivo: troppi di voi
hanno pensieri malvagi o di odio. Non avete capito che il pensiero è un’ onda
che si aggrega a quelle simili: il bene da una parte e il male dall’ altra, in
continuo equilibrio. Per fortuna che il bene ha la parte maggiore nell’ etere,
altrimenti il mondo finirebbe.
Non avete ancora compreso che
per sconfiggere il male – non eliminarlo, perché serve anch’ esso- dovete
ritornare a sognare, ad occhi aperti, e volere cose positive, sognare
sentimenti positivi. Il sogno è l’ inizio della creazione, tutto quello che
sognate, buono o cattivo, alla fine si concretizza…è una legge divina, la legge
di Dio…-
*
Sentì improvvisamente freddo
Anna, e sollevando gli occhi vide la sua cagnolina che la leccava. Si ritrovò
sdraiata ai piedi del divano. La sveglia segnava le tre: piena notte… ricordò
le parole di Babbo Natale; ma allora, realizzò, era tutto un sogno! Forse anche
quello che stava ricordando era senza senso. Si avviò verso la cucina per
scaldarsi un poco di latte. Si sa che concilia il sonno. Si aggrappò a un
mobile: aveva messo il piede su qualcosa che l’ aveva fatta scivolare… lo
raccolse, un foglio piegato, dentro un’ unica frase: DOVETE REIMPARARE A
SOGNARE…
Rflessioni intense, e mature ottiche, in un racconto su cui posare
RispondiEliminapensieri nuovi....
Felici festività dolce poetessa e un abbraccio,silvia
Grazie, sempre gentilissima! Auguro un Natale di rinnovate gioie anche a te. A presto.
Eliminacara Rosanna,il tuo racconto,nel quale mi semra di ritrovare Il tuo grande cuore é bellissimo.Auguri grandi per Natale...A te il mio affetto e un caro abbraccio,BEppe
RispondiEliminaGrazie Beppe per il tuo apprezzamento e commento! Un augurio di cuore per giorni felici a te. A presto.
EliminaMolto bello, Rosanna! Una bellissima fiaba rapportata al quotidiano che mi ha trasportato nella lettura come avvolta in una nuvola di sogno. Eppure tutto è così reale e concreto, c'è coinvolgimento, e c'è il tuo cuore! "Reimparare a sognare" un bel consiglio in questo mondo ottuso guidato dal potere e dall'interesse...Grazie Rosanna, ti lascio i miei Auguri di Buone feste, un abbraccio, Stefania
RispondiEliminaGrazie Stefania, per il tuo apprezzamento! Un abbraccio di cuore a te! a presto.
EliminaApprofitto di questa visita per lasciarti i miei migliori auguri.
RispondiEliminaGrazie Massimiliano per la tua visita e gli auguri che contraccambio di cuore. A presto.
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